lunedì 28 luglio 2014

SNUFF 102- M.Peralta, 2007

Una giovane giornalista si ritrova a sua insaputa faccia a faccia con uno spietato torturatore nonché produttore di snuff movie. Il maniaco adesca giovani donne e le tiene prigioniere in una stanza, seviziandole e filmando le sue gesta con una telecamera, e, 102 è per l'appunto il numero delle sue vittime.

Filone piuttosto ostico e di nicchia quello degli snuff movie, che annovera alcuni tra i film più shockanti e sanguinari della storia del cinema, anche se si potrebbe aprire un'infinita diatriba su ciò che è cinema e ciò che non lo è, considerando la forma e i contenuti tipici di questo genere. Lo snuff infatti, per definizione, sovverte i canoni della cinematografia classica, a favore di un realismo che, in quanto tale, non necessita di sceneggiatura, cura della fotografia, della regia e così via. L'unica regola è quella di conferire alle immagini, spesso filmate in presa diretta con telecamera a mano, un piglio quanto più veritiero possibile. Talvolta il risultato si avvicina così tanto alla realtà da suscitare dubbi e polemiche: “Flowers of Flesh and Blood”, uno degli episodi più riusciti della serie giapponese “Guinea Pig” ne è forse l'esempio più noto, segnalato dall'attore Charlie Sheen che vedendolo pensò si trattasse di un filmato reale, denunciandone così l'esistenza.
E come non citare la saga “August Underground” di Vogel, una delle opere forse più rappresentative ed estreme del genere. “Snuff 102” nasce proprio sulla scia dei film sopra citati, collocandosi, in una virtuale classifica, nelle posizioni più alte per il grado di brutalità e violenza di cui gode. Pur avvalendosi di una tecnica di ripresa per lo più tradizionale, l'effetto reale non viene sacrificato; la regia è comunque volutamente imperfetta, il montaggio è frenetico e convulso e, il tutto, è condito dall'uso del bicromatico che aiuta lo spettatore ad orientarsi nella cronologia degli eventi. Dal punto di vista narrativo c'è ben poco da dire, se non che ci viene fornito un ritratto del maniaco attraverso l'espediente dell'intervista: un'idea non particolarmente azzeccata dal momento che servire su un piatto d'argento le motivazioni e le “giustificazioni” di un sadico
torturatore sminuisce la forza stessa del personaggio, che risiede proprio nella follia e nell'irrazionalità delle sue azioni. Il folle si lascia andare dunque in sproloqui sulla moralità e in altre banali riflessioni sociali volte in qualche modo ad “umanizzarlo”, esprimendo concetti pseudo intellettuali che in tale contesto appaiono piuttosto fuori luogo. Il punto forte della pellicola, neanche a dirlo, sta nelle scene di tortura, estreme, eccessive ed anche ben realizzate. In una piccola stanza buia e marcia, sotto l'occhio vigile della telecamera, vengono perpetrate nefandezze d'ogni genere: stupri, necrofilia, pissing, smembramenti e chi più ne ha più ne metta. La pecca del film è che le violenze vengono mostrate a ripetizione per tutta l'intera durata, cioè 1 ora e 40 minuti, un lasso di tempo decisamente troppo lungo che causa inevitabili sbadigli con conseguente perdita dell'effetto shock; un minutaggio più contenuto avrebbe certo “alleggerito” la visione, rendendola anche più digeribile. Non ne consiglio comunque la visione a chi non è particolarmente avvezzo al genere, e comunque, se proprio volete vederlo, fatelo a stomaco vuoto.

Pubblicato su HorrorMovie