giovedì 14 aprile 2016

THE GREAT AMERICAN SNUFF FILM - S.Tretta, 2004

William Allen Grone è uno spietato omicida con un unico pensiero fisso: realizzare il primo snuff movie della storia. Insieme al suo unico amico Roy rapisce due ragazze e le tiene recluse in un ricovero di auto abbandonato. Inizia così a filmare la prigionia delle povere malcapitate, costrette a subire abusi e violenze fisiche e psicologiche.

Ennesimo  snuff movie basato su una storia costruita a tavolino e spacciata per vera (evviva l’originalità). Il maniaco di turno si chiama William Allen Grone,  accusato di stupro, omicidio ed altri crimini efferati per i quali è stato condannato alla pena capitale. Ad incastrarlo un filmato di due minuti ritrovato nella sua abitazione dall’FBI, nel quale viene
mostrato l’assassinio di una donna. Video che viene proposto alla fine del film e mostrato anche nella sua (finta) versione originale. Naturalmente basta fare qualche ricerca sul web per capire che la storia è del tutto inventata, per cui l’approccio sensazionalistico muore ancora prima di nascere. “The Great American Snuff Film” è una pellicola che, nonostante i minacciosi proclami del disclaimer iniziale, non funziona: vano è lo sforzo del regista di conferire all’opera una patina di verosimiglianza, fondamentale per uno snuff, che in questo caso si perde tra mille difetti e lacune. Nel complesso la pellicola appare disomogenea e caotica, a cominciare dalla regia che alterna in modo ingiustificato stili di ripresa differenti,  gettando lo spettatore nella confusione (per non parlare dei momenti tipo “videoclip”, davvero poco riusciti). Estremamente banale è il tentativo di caratterizzare psicologicamente il protagonista, attraverso
la voce fuori campo dello stesso Grone, il quale racconta la solita storiella degli abusi subìti da bambino, che dovrebbe fornire l’alibi per le atrocità commesse. Di fatto il film non decolla mai e del resto poco e niente di scabroso o inquietante viene mostrato:  zero sangue, zero tensione, zero atmosfera. È un continuo procrastinare le situazioni potenzialmente cruente che non trovano mai sviluppo: la sensazione di incompiutezza è, purtroppo, ben palpabile ed anche la noia ad un certo punto comincia a manifestarsi. La recitazione non aiuta certo a migliorare le sorti del film, con un Mike Marsh irritante e goffo nei panni dello psicopatico killer ed un Ryan Hutman molto legnoso nell’interpretazione del compare di scorribande Roy (che, nonostante questo limite, riesce spesso e volentieri a rubare la scena al protagonista fino ad offuscarlo completamente). La location ha giusto quel pizzico di marciume che ci si aspetta e lo score musicale è piuttosto efficace: elementi che comunque non sono sufficienti per fare di un film un buon film. Sarà che “The Great American Snuff Film”(di cui è uscito anche il sequel “The Greatest American Snuff Film” del 2010) rappresenta l’esordio alla regia di Sean Tretta, sarà che il tema è stra-abusato, sta di fatto che questi 86 minuti più che sbadigli non riescono a produrre. Probabilmente chi ha una scarsa cultura del genere ha più possibilità di apprezzarlo; tutti gli altri possono tranquillamente risparmiarsi la visione.